L’APE volontario, che consentiva d’andare in pensione a 63 anni con almeno 20 anni di contributi e con prestito garantito da restituire nei 20 anni successivi con una decurtazione sull’assegno pensionistico, non è più in vigore dal 31/12/2019. Resta invece in vigore fino al 31/12/2021 l’APE sociale, riservata alle categorie deboli. Per ottenerla, il lavoratore deve avere almeno 63 anni e aver versato 30/36 anni di contributi. Può richiederla chi:

  • è disoccupato (tipicamente a seguito di un licenziamento o di dimissioni per giusta causa)
  • assiste da almeno 6 mesi il coniuge o un parente con disabilità grave (a date condizioni)
  • ha subito una riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74%

Nei sopracitati casi, il lavoratore deve aver versato almeno 30 anni di contributi. L’APE sociale è poi riconosciuta a particolari categorie di lavoratori dipendenti, come i conduttori di mezzi pesanti o gli operai edili, a fronte di una contribuzione minima di 36 anni. La pensione anticipata con APE sociale non può superare un importo pari a tre volte l’assegno sociale,  fino al momento della pensione di vecchiaia. Ecco dunque che, una pensione anticipata per malattia, non esiste: esiste la possibilità di andare in pensione se viene diagnosticata una certa percentuale di invalidità, a patto d’aver accumulato sufficienti anni di contribuzione.

(I contenuti che trovate in questo articolo hanno il solo scopo di informare in modo semplice e diretto chiunque si approccia per la prima volta a questo settore, per necessità o interesse, senza voler esprimere un’opinione nè influenzare nessuno)

LinkedIn
LinkedIn
Share